Re­spon­sa­bi­li­tà per il fu­tu­ro

In quali ambiti occorre assumersi la responsabilità per la prossima generazione.
30 Giugno 2020

Il ramo assicurativo mira a una sostenibilità vera

Ascoltare le preoccupazioni dei giovani è un dovere per gli anziani

Claudia Wirz

Se la preoccupazione principale dei giovani è la propria rendita di vecchiaia e se migliaia di scolari scendono regolarmente in piazza per manifestare contro il cambiamento climatico, allora significa che gli adulti hanno commesso degli errori. Le preoccupazioni dei giovani sono giustificate. Il ramo assicurativo si impegna in prima linea affinché in entrambi i settori sia possibile lasciare alle generazioni future dei crediti e non solo debiti.

È una legge fondamentale dell'esistenza umana: ogni generazione eredita quanto lasciato da chi l'ha preceduta. Non dev'essere per forza un aspetto negativo visto che di solito il benessere aumenta da una generazione all'altra. Ma non sempre le cose vanno nel verso giusto. «Leggi e diritti si ereditano come un'eterna malattia» afferma Mefistofele nella famosa opera di Goethe. E continuando la sua riflessione, il diavolo giunge alla conclusione che: «La ragione diventa assurdità, il pubblico vantaggio una calamità; che disgrazia essere un postero!»

Se il diavolo parlasse della previdenza svizzera per la vecchiaia o della politica climatica, farebbe una fotografia esatta dello stato d'animo nel nostro Paese. In entrambi i settori il patto generazionale si è destabilizzato.

Sia la previdenza per la vecchiaia, sia la politica climatica richiedono buoni approcci di soluzione a lungo termine. Questo significa che le decisioni di oggi devono considerare le esigenze di domani. Una ridistribuzione sistematica degli oneri a carico di giovani e nascituri e a favore degli anziani non è una soluzione equa, ne tantomeno sostenibile.

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Tra desiderio e realtà

Sebbene questa situazione sia nota, elaborare delle riforme che portino a una soluzione davvero sostenibile è un compito alquanto difficile. Spesso manca la volontà politica di intraprendere dei passi coraggiosi; talvolta per rispetto del proprio seguito politico o quando è in gioco la propria rielezione. Un aumento dell'età di pensionamento, richiesta perfettamente legittima in considerazione dell'evoluzione demografica, non trova ancora il sostegno necessario e può essere ottenuto – se proprio – solo con nuove e costose ridistribuzioni. Lo stesso discorso vale per la riduzione dell'aliquota di conversione per il 2° pilastro. Questa mancanza di riforme ha ben poco a che vedere con una sostenibilità vera e propria.

A volte gli incentivi favoriscono esplicitamente una controtendenza. In Svizzera il pensionamento anticipato è molto più frequente rispetto all'attività lucrativa oltre l'età ordinaria di pensionamento. Uno studio rappresentativo di Deloitte Svizzera del 2018 è giunto alla conclusione che il 40 percento delle persone in età avanzata con attività lucrativa vorrebbe continuare a lavorare. Solo il 23 percento delle persone nella fascia di età 65 – 69 anni è però effettivamente attivo sul mercato del lavoro. In questo caso vi è un immenso divario tra desiderio e realtà. Questo si denota anche nella quota dei pensionamenti anticipati: il 40 per cento degli uomini 64enni e quasi il 30 percento dei 63enni opta per tale soluzione. Non si tratta certo di una scelta sostenibile.

Blatt

Dal pubblico vantaggio alla calamità

Riprendendo la precedente citazione tratta dal «Faust», l'esempio dell'AVS spiega in modo esemplare come un pubblico vantaggio possa trasformarsi in calamità. L'AVS esiste dal 1948. Ma in soli 60 anni ciò che avrebbe dovuto garantire spensieratezza nella vecchiaia si è trasformato nella principale preoccupazione dei giovani. Con il 53 percento delle menzioni, la propria rendita di vecchiaia è di gran lunga la principale preoccupazione dei giovani in Svizzera. È quanto emerge dal barometro della gioventù 2018 di Credit Suisse. Disoccupazione, digitalizzazione, migrazione, problematica ambientale: nessuno di questi problemi preoccupa così tanto i giovani in Svizzera come la rendita di vecchiaia.

I risultati emersi per Singapore, USA e Brasile, gli altri Paesi oggetto del sondaggio e usati come base di paragone, danno per contro un'immagine completamente diversa. A Singapore e negli USA la preoccupazione principale dei giovani è la disoccupazione, in Brasile la corruzione, appena prima del timore di perdere o addirittura di non trovare un impiego. In nessuno di questi Paesi la rendita di vecchiaia è la principale preoccupazione dei giovani.

Come è possibile che proprio nella ricca Svizzera gli adolescenti si occupino di temi come invecchiamento della società, deduzioni salariali e risparmio previdenziale? Essere sfrenati, irriverenti e liberi, fare progetti senza obblighi e pensieri così come investire il maggior numero possibile di risorse nella formazione non dovrebbe forse essere un privilegio dei giovani? Ed è davvero un buon segnale se i meno giovani considerano un fatto positivo questa nuova «consapevolezza del problema», relativa alla previdenza per la vecchiaia da parte dei giovani,  come afferma Boris Zürcher della Segreteria di Stato dell'economia (Seco) nel barometro della gioventù di Credit Suisse? E si può sapere per quale ragione i problemi legati al finanziamento delle assicurazioni sociali continuano ad aumentare nonostante vengano riscosse sempre più tasse obbligatorie?

La risposta a tutte queste domande è lo «stallo delle riforme». Fino a quando partiti e associazioni manterranno posizioni irremovibili non sarà possibile ottenere una riforma sostenibile della previdenza per la vecchiaia. Nel 2014 e nel 2015 l'aspettativa di vita in Svizzera e in altri Paesi industrializzati è sì calata, dal 2016 è però in netto recupero. Si parte dal presupposto che con l'aspettativa di vita aumenti anche il numero di anni in buona salute. Questo è a sua volta un argomento a favore di un'attività lucrativa che vada oltre i 65 anni, ciò che evidentemente è anche quanto auspica gran parte della popolazione. È indispensabile collegare la previdenza per la vecchiaia alla realtà demografica, economica e sociale. Chi, spinto da motivazioni ideologiche, nasconde la testa nella sabbia per ottenere consensi a breve termine, sul lungo termine non agisce certo nell'interesse dei giovani.

Esistono solo quattro misure per finanziare a lungo termine e in modo sostenibile la previdenza per la vecchiaia: aumentare l'età di pensionamento, accettare rendite più basse, decretare tasse più elevate oppure rendere maggiormente attrattivo il lavoro in età avanzata.

La risposta a tutte queste domande è lo «stallo delle riforme».

Non esiste una Greta per la previdenza per la vecchiaia

L'economista friburghese Reiner Eichenberger è convinto che gli incentivi giusti per il lavoro in età avanzata potrebbero fare addirittura miracoli. Se lavorare volontariamente dopo i 65 anni fosse più interessante – ad esempio grazie a un'imposizione parziale del lavoro in età avanzata e a uno sconto dei contributi in caso di differimento della rendita – l'invecchiamento diventerebbe quello che è realmente: un segno di benessere e una fonte di prosperità.

Eichenberger considera per contro problematica un'età fissa di pensionamento. Stando a quanto scrive l'economista, più i collaboratori si avvicinano all'età di pensionamento e meno alle aziende conviene investire in essi. Questo discorso vale anche per gli stessi interessati: più si avvicina il pensionamento e meno conviene investire nelle proprie qualifiche. In questo modo i collaboratori più anziani diventano automaticamente delle «lame duck», delle anatre zoppe. Gli elevati contributi sociali e il principio di anzianità nella politica dei salari fanno la loro parte. Secondo Eichenberger si tratta di un meccanismo che può essere scardinato solo rendendo più interessante il lavoro in età avanzata con incentivi intelligenti.

Sebbene una riforma della previdenza per la vecchiaia sia nel loro interesse, i giovani non scendono in piazza in difesa dei loro diritti. La matematica attuariale non è un tema così emotivo da prestarsi come avvenimento pubblico. Le sezioni giovanili dei partiti affrontano sì il tema, ma non vi è traccia di una Greta Thunberg della previdenza per la vecchiaia, tanto più che a causa dello scetticismo che regna riguardo la crescita, denaro e proprietà sembrano occupare un ruolo solo secondario tra i giovani. In tempi di cambiamento climatico, inquinamento da plastica e scioglimento dei ghiacciai, almeno a prima vista i temi più sentiti sono piuttosto sharing economy, veganismo e autolimitazione. A un'osservazione più attenta, anche i giovani sono però degli esseri umani; con tutte le contraddizioni che ne derivano. L'idillio familiare della classe media non appartiene affatto al passato. In Svizzera l'84 percento dei giovani dai 16 ai 25 anni sogna un'abitazione propria. Anche questo dato è emerso dal barometro della gioventù di Credit Suisse: alla faccia della sharing economy.

Si deve dunque partire dal presupposto che si fonderanno famiglie e si costruiranno case anche in futuro. La generazione degli adulti (più anziani) è dunque chiamata a lasciare ai discendenti un mondo in cui sia possibile realizzare questi sogni di benessere e di un ambiente intatto. Nessun altro settore ha un'affinità così elevata con gli interventi proattivi come il ramo assicurativo. Il suo lavoro consiste nell'elaborare ipotesi di sviluppo di uomo, ambiente e condizioni di vita: in fin dei conti questo settore fornisce ai propri clienti delle promesse a lungo termine che devono pur essere rispettate. Sono in particolare le conseguenze del cambiamento climatico a non poter lasciare indifferente il settore assicurativo.

In Svizzera in questo contesto l'attività edilizia gioca un ruolo fondamentale. Crescita demografica, benessere e mobilità portano a una rapida sovraedificazione del paesaggio culturale. Stando alla Statistica della superficie della Svizzera, le superfici insediative crescono addirittura più rapidamente rispetto alla popolazione. In questo modo non aumenta solo il numero degli oggetti da assicurare, anche la crescente impermeabilizzazione del suolo non rimane senza conseguenze. 

Gli investimenti sostenibili non sono una moda di passaggio, né sono in contraddizione con il rendimento.

La forza dell'acqua

Il cosiddetto ruscellamento superficiale, fenomeno che si crea quando grandi quantità di pioggia cadono nel giro di poco tempo e defluiscono sul terreno aperto, rappresenta già oggi oltre il 50 per cento dei danni provocati dall'acqua con conseguenze in parte drammatiche. Nessuno vuole vedere delle immagini come quelle del rifugio per animali sciaffusano inondato dopo le forti piogge del maggio 2013: 40 animali, tra cui molti cani e gatti, sono morti annegati. Affinché in futuro non si ripetano scene simili, l'Associazione Svizzera d'Assicurazioni ASA, in stretta collaborazione con le autorità, ha elaborato una carta dei pericoli liberamente accessibile. Con pochi clic questo strumento permette a pianificatori del territorio e proprietari di immobili di riconoscere le zone di pericolo del ruscellamento superficiale e di adottare le misure edilizie del caso.

Molte compagnie assicurative si impegnano a favore della sostenibilità promuovendo progetti propri. Viene ad esempio promosso il rimboschimento di boschi di protezione, un impegno al quale i clienti possono partecipare diventando una specie di padrini di un albero a scelta. Piantare un albero è – proprio come il bosco di protezione – il simbolo per un investimento a lungo termine e per una gestione responsabile della natura da parte dell'uomo. Il settore assicurativo si impegna anche nella ricerca sui pericoli naturali. I riassicuratori, presenti in gran numero a Zurigo, danno un importante contributo alla comprensione del cambiamento climatico e alla gestione delle possibili conseguenze.

Risulta evidente che per l'economia assicurativa anche la politica di investimento deve soddisfare la condizione di sostenibilità. L'investimento consapevole di capitale è un forte strumento per promuovere la sostenibilità. Già nel 2016 in una presa di posizione l'economia assicurativa si è espressa a favore del rispetto dell'Accordo sul clima di Parigi.  Molte aziende del settore hanno inserito dei criteri di esclusione nelle loro strategie di investimento per attività commerciali con un impatto negativo sul clima. Anche le casse pensioni sfruttano gli esami della sostenibilità per fare il punto della situazione.

Gli investimenti sostenibili non sono una moda di passaggio, né sono in contraddizione con il rendimento. Anzi, tali investimenti risultano interessanti anche da un aspetto economico poiché sono previsti per il lungo termine e dunque meno soggetti alla volatilità. In questo modo anche «il rischio è inferiore, ciò che migliora il rendimento adattato» ha affermato Patrick Raaflaub, Chief Risk Officer di Swiss Re, già un anno fa in occasione della conferenza del ramo assicurativo.

La strada verso un'inversione di tendenza nel cambiamento climatico è ancora lunga. Una cosa è però già chiara: l'economia svizzera, e in particolare l'economia assicurativa, è consapevole del proprio compito a livello sociale. L'interazione tra sussidiarietà, economia di mercato e responsabilità della società civile si dimostra valida anche quando ne va della prosperità economica ed ecologica dei posteri.


Ridistribuzione tra le generazioni: la discussione è ormai giunta al cuore della società

Sicuri, sostenibili e al contempo con un buon rendimento: Sandro Meyer, Head of Life, membro della direzione di Zurich Svizzera e membro del Comitato Vita dell'ASA, spiega quali requisiti devono soddisfare gli investimenti degli assicuratori. Si sofferma inoltre sulle conseguenze della crisi legata al coronavirus.

Sandro Meyer

Optimista per natura: Sandro Meyer.

Ha già vissuto una situazione analoga alla crisi legata al coronavirus sui mercati borsistici?
Sì, dal 2006 al 2010 ho lavorato a Chicago per Zurich. Insieme alla mia famiglia ho vissuto molto da vicino il «financial meltdown». I nostri vicini hanno dovuto vendere le proprie case nel giro di quattro settimane. Ora sono invece i titoli ad aver registrato il maggiore calo, la volatilità ha addirittura superato quella della crisi finanziaria del 2008.

Quando si è reso conto della gravità di questa crisi? 
Me ne sono reso davvero conto quando ho analizzato il numero delle persone contagiate in Italia. Da parte di mia madre ho radici nel Nord Italia e mia moglie è italiana, abbiamo quindi ricevuto delle testimonianze sin dall'inizio della crisi.

Il 2019 è stato un buon anno in borsa, ma la crisi dovuta al coronavirus ha cancellato gli utili in poco tempo. Il finanziamento della previdenza per la vecchiaia è peggiorato in modo permanente? 
Certo che no, sebbene la situazione sia drammatica. Chi, negli anni Settanta, ha ideato il secondo pilastro ha creato e attuato una struttura di base molto stabile. Casse pensioni e fondazioni hanno un orizzonte temporale molto lungo e sono in grado di superare periodi difficili con mercati ribassisti che comportano sensibili perdite.

Il contesto di bassi tassi d'interesse rende ancora più grave l'effetto negativo della crisi legata al coronavirus? 
Poiché gli interessi erano già bassi prima della crisi, il margine di manovra della banca centrale è stato sicuramente più limitato rispetto a situazioni paragonabili in passato. Tuttavia, molti Stati hanno reagito in modo molto deciso alla difficile situazione di partenza.

Sono convinto che sul lungo termine usciremo tutti rafforzati dall'attuale situazione.

La situazione era già difficile prima della crisi. Bassi tassi d'interesse e prescrizioni sul rendimento, sostenibilità e sicurezza – il suo lavoro le dà ancora soddisfazioni?
Godo di un innato ottimismo e sono convinto che sul lungo termine usciremo tutti rafforzati dall'attuale situazione. Alla base della concezione degli investimenti sostenibili vi è l'idea di non limitarsi a investire per ottenere un rendimento, bensì anche per raggiungere degli obiettivi sociali ed ecologici. In molti casi questi obiettivi non si escludono. Quale prima società al mondo, Zurich si è posta come obiettivo non solo di evitare determinati rischi con investimenti sostenibili, bensì di raggiungere anche degli obiettivi che vanno ben oltre. Concretamente, stiamo impiegando 5 miliardi di dollari USA per cosiddetti Impact Investments, 4,5 miliardi dei quali sono già stati investiti. Con questi mezzi perseguiamo l'obiettivo di ridurre le emissioni di C02 di 5 milioni di tonnellate e di migliorare le condizioni di vita di 5 milioni di persone. 

Gli assicuratori investono a lungo termine. Soddisfare il requisito della sostenibilità non dovrebbe essere una prerogativa di questi investimenti?
Assolutamente sì. Il ramo assicurativo ha una vena molto sociale, si basa infatti sul presupposto che un gruppo di persone sia in grado di sostenere delle perdite alle quali i singoli individui non riuscirebbero invece a far fronte. I clienti riuniscono le loro riserve attraverso assicurazioni per rendere accettabili i rischi che una singola persona non è in grado di sostenere. Gli investimenti sostenibili sono un approccio per amministrare queste riserve, migliorano la nostra capacità di gestire bene i mezzi perché riducono il rischio di perdite finanziarie e creano al contempo nuove possibilità per conseguire proventi finanziari.

Il tema della sostenibilità è una moda del momento oppure ha cambiato profondamente il comportamento di investimento?
Per Zurich la sostenibilità non è assolutamente una moda del momento. Ci impegniamo a favore di un nuovo orientamento a lungo termine del comportamento di investimento.

I criteri di sostenibilità rappresentano una sfida supplementare?
Gli strumenti convenzionali per la valutazione di rischi e rendimenti si basano su informazioni facilmente quantificabili in dollari o centesimi e semplici da aggregare a bilanci o conti economici, non sempre forniscono però un'immagine completa. Per questa ragione, già anni fa Zurich ha iniziato a completare queste informazioni in modo tale da permetterci di valutare anche gli obiettivi di sostenibilità. Abbiamo completato la valutazione tradizionale con tre dimensioni non finanziarie, ovvero aspetti ecologici, sociali e di governance. Questo ha ovviamente comportato un certo onere, siamo però convinti che ne varrà la pena, poiché a lungo termine potremo così investire meglio i nostri asset.

Quando si parla di sostenibilità l'interesse dei media si concentra sulla questione del clima. Qual è la ponderazione nelle valutazioni degli investimenti? Che ruolo giocano i criteri sociali?
Con la nostra strategia di Impact Investment sfruttiamo i mercati dei capitali per cercare e finanziare soluzioni per molti dei problemi sociali o ecologici urgenti del nostro tempo.

Percepisce un interesse dei clienti più giovani anche per quanto riguarda il tema della sicurezza?
Sì, infatti la discussione relativa alla ridistribuzione tra le generazioni, che anni fa avveniva esclusivamente a livello di esperti, ora è giunta anche nel cuore della società. Proprio i giovani clienti si chiedono se la solidarietà tra le generazioni non venga eccessivamente sollecitata, rischiando così che a lungo termine non sia più garantita la sicurezza delle loro rendite.

Voci critiche affermano che esiste troppo capitale a basso costo. Risparmiare ulteriormente rende il capitale ancora più conveniente. Risparmiare è ancora una buona soluzione?
Al momento è disponibile molto capitale, questo è un dato di fatto. Spesso però le persone hanno un ricordo distorto del passato. Un tempo l'inflazione era spesso più elevata degli interessi, ciononostante tutti erano soddisfatti. I valori sono aumentati dal punto di vista nominale, ma non da quello reale. Sono convinto che risparmiare sia tuttora la soluzione giusta e sia anche importante. Forse però a medio termine dobbiamo accontentarci di ottenere rendimenti più bassi. Per me risparmiare significa semplicemente mettere da parte una somma di denaro che devo o posso usare in futuro.

In relazione agli interessi bassi si parla anche del «new normal»: cosa pensa debba accadere affinché gli interessi aumentino di nuovo?
Di principio gli interessi possono aumentare o diminuire, lo abbiamo visto proprio nei mesi scorsi. La società deve essere consapevole del fatto che per quanto riguarda politica monetaria e indebitamento ci troviamo in un territorio finora inesplorato. Per questo è difficile dire cosa potrebbe far aumentare nuovamente gli interessi, proprio in vista dell'età media sempre più elevata della popolazione. Tuttavia, non dobbiamo partire dal presupposto che gli interessi non aumenteranno mai più.


Primo reporting sulla sostenibilità

Per la prima volta, gli assicuratori privati rendono conto del loro operato nel campo della sostenibilità.

Windrad

Gran parte delle società affiliate a­ua già i criteri ESG nei propri processi di investimento. I criteri ESG sono inclusi nei processi d’investimento nell’86 percento degli investimenti delle società affiliate che hanno allestito il rapporto. Questo è uno dei risultati emersi dal rapporto sulla sostenibilità. Gli assicuratori privati hanno, per la prima volta, fornito congiuntamente informazioni sulle loro a­ività nell’ambito della sostenibilità e i dati sono stati raccolti da 32 società affiliate. Questi riguardano il 94 percento degli investimenti del se­ore assicurativo privato. Stando alla FINMA, al 31 dicembre 2018 il se­ore assicurativo privato deteneva 582 miliardi di franchi.

Primo reporting sulla sostenibilità
Il rapporto riguarda tre campi specifici: oltre agli investimenti di capitale, fornisce indicazioni sulle a­ività di underwriting e sull’ecologia aziendale. Per quanto concerne quest’ultimo aspe­o, dai dati emerge che un ecobilancio interno è allestito dal 78 percento delle aziende che hanno partecipato al reporting. Gran parte di loro pubblica annualmente questi dati. Da un raffronto con l’anno precedente, risulta che nel 2018 sono diminuiti, in particolare, il consumo di energia e le emissioni di CO2 per ogni posto di lavoro a tempo pieno.

Manca ancora una base di dati comune
Singole società ado­ano già provvedimenti per quanto concerne le a­ività di underwriting. A­ualmente non è tu­avia ancora disponibile una base di dati comune per indicazioni quantificate. Le misure ado­ate dalle singole aziende indicano però in quale direzione si sta operando. Sulla scorta di esempi concreti, il rapporto presenta gli sviluppi a­uali come, ad esempio, l’applicazione da parte delle società affiliate all’ASA di dire­ive chiare per limitare l’impiego di combustibili fossili. La base di dati per il rapporto sulla sostenibilità sarà ulteriormente ampliata e fornirà informazioni sulle prestazioni a intervalli regolari. Gli assicuratori privati svizzeri fanno leva sulla responsabilità individuale ed è loro intenzione raffrontarsi con gli standard internazionali, laddove esistono.


Riforma della previdenza professionale

Il Consiglio federale ha avviato la procedura di consultazione a metà dicembre 2019. Poco prima della sua conclusione, il termine è stato prorogato di due mesi sino a fine maggio 2020.

A metà marzo 2020, l'Associazione Svizzera d'Assicurazioni (ASA) ha presentato la sua risposta nell’ambito della procedura di consultazione alla proposta del Consiglio federale per la riforma della previdenza professionale (riforma LPP). La riforma verte essenzialmente sulla riduzione dell'aliquota di conversione minima LPP al 6,0 percento in una sola fase. Ciò comporta anche l'introduzione di un contributo per il finanziamento delle continue perdite legate alla conversione in rendite. L’ASA ritiene che tali misure siano indispensabili e pertanto le approva senza riserve nella forma proposta.

Pur accogliendo con favore l'obiettivo di mantenere invariato il livello delle prestazioni nonostante la riduzione dell’aliquota di conversione, l’ASA ritiene che sia tuttavia necessario ottimizzare le misure di compensazione. Per questo motivo, propone una riduzione meno marcata dell’importo di coordinamento, un livellamento più moderato degli accrediti di vecchiaia e  un inizio anticipato del processo di risparmio per la vecchiaia. L'associazione respinge il supplemento di rendita proposto, così come il finanziamento previsto a tal fine. Così facendo, nel secondo pilastro si introdurrebbe un elemento estraneo organizzato in base al sistema della ripartizione senza limiti di tempo.

La proposta di riforma del Consiglio federale si basa prevalentemente su quella presentata dall’Unione sindacale svizzera, Travail.Suisse e dall'Unione svizzera degli imprenditori nel luglio 2019. L’ASA ritiene che la riforma continui ad essere imperativa e urgente, ragion per cui chiede che un disegno di legge venga presentato al Parlamento il più presto possibile.


La sfida della previdenza per la vecchiaia

Commento di Christoph A. Schaltegger

La situazione finanziaria dell'assicurazione per la vecchiaia e per i superstiti (AVS), basata sul sistema di ripartizione, si sta progressivamente deteriorando. Dal 2014, le entrate correnti non coprono più le spese correnti: con il regime esistente, il fondo AVS sarà prosciugato già entro il 2034. Alla base di questo sviluppo vi sono cause demografiche peraltro già note da tempo: la diminuzione del tasso di natalità e l’aumento dell'aspettativa di vita. La sfida si accentuerà nei prossimi anni, quando la generazione del baby boom, con i suoi alti tassi di natalità, raggiungerà l'età di pensionamento. Lo squilibrio esistente tra pensionati e lavoratori attivi aumenterà gradualmente; per questa ragione, l’aumento dell'età di pensionamento è una misura necessaria.


Christoph A. Schaltegger

Christoph A. Schaltegger è professore di economia politica e decano fondatore della facoltà di scienze economiche dell’Università di Lucerna.

Il mercato del lavoro sarebbe adeguatamente preparato all’innalzamento dell'età di pensionamento dato che i lavoratori anziani sono ottimamente integrati nel mercato del lavoro svizzero. La popolazione anziana partecipa da anni in misura sempre maggiore al mercato del lavoro e sul raffronto internazionale la sua quota è molto elevata. Non vi è un problema di disoccupazione generalizzato per i lavoratori anziani: rispetto ad altre fasce d'età, la disoccupazione è infatti ancora inferiore alla media. I lavoratori anziani sono però colpiti dalla disoccupazione di lunga durata con una maggiore frequenza. Questo problema è considerato già oggi dall'assicurazione contro la disoccupazione, che concede un diritto alle prestazioni prolungato a partire dai 55 anni. Nei prossimi anni, lo sviluppo demografico si tradurrà in una notevole carenza di manodopera, che dovrebbe ulteriormente incentivare la domanda di lavoratori anziani.

Anche il settore della sanità sarebbe pronto a fronteggiare l’innalzamento dell'età di pensionamento; grazie al crescente benessere e al progresso in ambito medico, l'aspettativa di vita in Svizzera è ulteriormente cresciuta nel corso del 20°secolo. Fortunatamente la popolazione non solo diventa sempre più vecchia, ma si mantiene anche in buona salute più a lungo. Come dimostra la ricerca, il processo di invecchiamento è stato ritardato di un decennio («i settantenni di oggi sono i nuovi sessantenni»). Mentre i 65enni nel 1992 avevano, in media, ancora 11-12 anni di vita in buona salute davanti a loro, nel frattempo l'aspettativa di vita si è allungata di altri 3 anni. Sia nella fascia d'età di 55-64 anni, sia in quella di 65-74 anni, ben tre quarti delle persone di entrambi i sessi definiscono il loro stato di salute «buono» o «molto buono». I 65 anni non rappresentano più la soglia di età dalla quale i problemi di salute aumenterebbero notevolmente. Per la maggior parte delle persone che vivono in Svizzera, ad esempio, non sarebbe un problema in termini di salute andare in pensione all'età di 67 anni.

Considerato che la situazione è così chiara, per quale motivo i politici non agiscono? La politica pensionistica ha una portata intergenerazionale, ma viene considerata oggetto di intrallazzi politici in seno alle generazioni attuali. Solo le generazioni odierne siedono al tavolo delle decisioni: soluzioni sostenibili ed equilibrate a livello intergenerazionale sono pertanto estremamente difficili nel quadro delle attività politiche attuali. Si preferisce piuttosto rinviare il finanziamento delle assicurazioni sociali, gravando così sulle spalle delle future e dei futuri contribuenti. Per quanto concerne l'AVS, in particolare, è opportuno stabilire delle regole che vincolino i politici (e la società nel suo complesso) a un comportamento coerente nel tempo. In definitiva, solo un meccanismo basato su regole potrebbe consentire di superare il blocco della riforma e, al contempo, garantire a lungo termine un finanziamento relativamente equo dal profilo generazionale del sistema AVS.


Responsabilità onorata

Nell'autunno del 2019, gli assicuratori privati hanno versato l'ultima quota dei dieci milioni di franchi promessi alla Fondazione Fondo per le vittime dell’amianto EFA. Hanno dunque tenuto fede alla loro promessa. Così facendo, contribuiscono in modo sostanziale alla capacità della Fondazione di soddisfare a medio termine le pretese di risarcimento dei richiedenti (persone malate sprovviste di un'adeguata copertura assicurativa). Il Consiglio di fondazione, presieduto da Urs Berger, prevede complessivamente un fabbisogno di 100 milioni di franchi. Questo fondo dovrebbe essere finanziato su base proporzionale dalle aziende che hanno prodotto o lavorato l'amianto e da altre aziende che si assumono la responsabilità sociale.