Re­vi­sio­ne pre­vi­den­za per la vec­chia­ia: una sfi­da

01 Giugno 2022

Riforma delle rendite: un vero rompicapo

Da 20 anni in Svizzera le riforme della previdenza per la vecchiaia faticano a trovare consensi. Possibili spiegazioni sono il benessere dato per scontato, la crescente individualizzazione e la campagna elettorale permanente in un panorama politico polarizzato. Nuove idee potrebbero essere d’aiuto.

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Trasparenza e onestà per un sistema previdenziale sostenibile

L’imminente riforma è il prossimo passo necessario sulla via del miglioramento costante della nostra previdenza per la vecchiaia, così la consigliera agli Stati Johanna Gapany sull’urgenza e sui requisiti della riforma.

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Ora!

Un commento di Peter Kappeler*

Il modello svizzero dei tre pilastri è fino ad oggi innovativo e pionieristico. Esso integra Stato, economia e individuo in modo concettualmente equilibrato. Comprende elementi sia obbligatori, sia facoltativi; richiede solidarietà e al contempo responsabilità individuale. È così strettamente interconnesso che in caso di decesso e invalidità, nonché nel periodo della vecchiaia, viene garantita un’assicurazione funzionante e il più possibile senza lacune.

Il modello svizzero dei tre pilastri è ancora oggi molto buono. Fino a oggi. E domani?

Il modello di per sé non deve essere messo in dubbio, la struttura del primo e del secondo pilastro invece sì; e questo deve avvenire quanto prima. Per il secondo pilastro questo significa concretamente che proprio come si evolvono società ed economia, deve cambiare anche la previdenza professionale. Quest’ultima deve rispondere alle necessità e realtà sociali ed economiche e adeguarsi costantemente ad esse. Al contempo deve rimanere sostenibile a livello economico.

Peter Kappeler, Pax

Creare subito una previdenza professionale che rifletta la realtà della vita degli assicurati: Peter Kappeler.

Siamo giunti a un punto in cui sono a rischio ancoraggio a lungo termine e sostenibilità. Con le attuali condizioni quadro legislative non sarà più possibile mantenere l’odierno livello di prestazioni della previdenza per le generazioni più giovani. Per loro la prestazione di vecchiaia al momento del pensionamento sarà nettamente inferiore. I motivi più immediati sono l’evoluzione demografica con un aumento dell’aspettativa di vita, che porta a versare rendite per un periodo più lungo, il perdurare di un contesto di bassi tassi d’interesse e la passività del legislatore, che finora non ha colto l’occasione per adeguare i parametri alle circostanze mutate. Da tempo l’aliquota di conversione prescritta per legge per convertire l’avere di vecchiaia obbligatorio nella rendita individuale non corrisponde ad esempio più alla realtà economica. La lacuna di finanziamento che ne risulta viene compensata con una parte dei ricavi conseguiti costantemente. In altre parole: le persone assicurate attive finanziano una ridistribuzione a favore delle beneficiarie e dei beneficiari di rendita, che non è auspicata poiché non prevista nel secondo pilastro.

Ora è imperativo attuare delle riforme della previdenza professionale. Queste riforme devono permettere alla previdenza professionale di resistere a breve e medio termine contro ulteriori cambiamenti del contesto. A breve termine riducendo in modo sostanziale l’aliquota di conversione e finanziando la ridistribuzione rimanente non più in modo trasversale bensì in modo trasparente attraverso un contributo supplementare. A medio termine rendendo la previdenza professionale stabile dal punto di vista finanziario e in modo tale che il livello di prestazioni e rendite – e quindi il sistema del secondo pilastro – sia garantito e i processi di risparmio vengano rafforzati.

La politica ha identificato i punti nevralgici e cerca ora di creare un pacchetto globale che permetta di raggiungere gli obiettivi. Le discussioni vanno nella direzione giusta. Al di là delle discussioni politiche è fondamentale riuscire a presentare alla popolazione – persone attive e beneficiarie di rendita – il concetto e fare in modo che comprenda la complessità della situazione attuale. Sarà infatti il popolo ad avere l’ultima parola alle urne e a dover in seguito assumerne le conseguenze.

Per intenderci: se non riusciremo ad attuare le riforme imperativamente necessarie nella LPP saranno inevitabili dolorose riduzioni delle rendite. Gli adeguamenti necessari e urgenti sono la riduzione dell’aliquota di conversione, la fine della ridistribuzione e il finanziamento centralizzato delle misure per la generazione di transizione attraverso il Fondo di garanzia LPP.

Se riusciremo ad adottare i provvedimenti necessari e a portare avanti il rinnovo del secondo pilastro, allora dal masso erratico che è la LPP nascerà una previdenza professionale che riproduce la realtà della vita delle persone assicurate e segue il mutamento di società ed economia, garantendo così una previdenza sostenibile con condizioni eque per tutte le persone.

 

*Ritratto: Peter Kappeler è presidente della Direzione di Pax Assicurazione nonché di Pax Holding.