«So­lu­zio­ni so­ste­ni­bi­li so­no dif­fi­ci­li nel qua­dro del­le at­ti­vi­tà po­li­ti­che at­tua­li»

Intervista01 Settembre 2020

Tutti (o quasi) concordano su un punto: occorre intervenire con particolare urgenza nell’ambito della previdenza per la vecchiaia. Vi sono però delle divergenze di opinione sulle modalità concrete di ideazione e attuazione delle riforme.

Christoph Schaltegger, professore ordinario e decano della facoltà di scienze economiche dell'Università di Lucerna, espone le ragioni per cui il nostro Paese fatica a stabilizzare o modernizzare la previdenza per la vecchiaia e quali potrebbero essere le possibili soluzioni.

Intervista: Daniel Schriber

Signor Schaltegger, iniziamo dall’attualità: la crisi generata dal coronavirus ha un enorme impatto su diversi settori della società. Anche sulla previdenza per la vecchiaia?

Certamente. Anche se non conosciamo ancora la gravità delle conseguenze economiche dovute alla crisi legata al coronavirus, sappiamo che il mercato del lavoro ne risentirà in un modo o nell'altro. L'aumento della disoccupazione comporterà la riduzione dei contributi salariali, con conseguenti implicazioni negative sulla nostra previdenza per la vecchiaia.

Come se non ci fossero già abbastanza sfide: secondo le cifre aggiornate del «Monitor sicurezza ASA», un terzo della popolazione svizzera ritiene che la propria previdenza sia tutt’altro che garantita. Questo la sorprende?

No, affatto. La necessità di intervenire nel settore della previdenza per la vecchiaia è evidente da tempo: sin dalla metà degli anni Novanta, è stato un tema ricorrente nell’ambito del processo politico. La situazione finanziaria dell'AVS, in particolare, si sta sempre più deteriorando.

Prof. Christoph Schaltegger

Uno degli economisti più influenti in Svizzera nella classifica della NZZ: Christoph Schaltegger.

A causa del progressivo invecchiamento della popolazione...

Esatto. Le ragioni demografiche alla base di questo sviluppo sono note: bassi tassi di natalità e l'aumento dell'aspettativa di vita. La sfida si accentuerà nei prossimi anni, quando la cosiddetta generazione dei babyboomer, raggiungerà l'età di pensionamento. Lo squilibrio esistente tra pensionati e lavoratori attivi aumenterà gradualmente.

Che cosa significa?

Oggi non solo possiamo vantare migliori condizioni di salute, ma viviamo sempre più a lungo. Ciò è sicuramente positivo, ma significa che non riusciremo a mantenere il nostro odierno livello di prestazioni a lungo termine. Dovremo o ridurre le prestazioni o adattare i criteri di finanziamento, oppure optare per una combinazione di entrambi.

La popolazione sembra consapevole del problema, ma i progressi a livello politico sono ancora scarsi. Perché?

In Svizzera le persone sono ben informate e abbastanza realiste per capire che, a lungo termine, già solo mantenere l’attuale livello di prestazioni sarà sempre più oneroso. A prima vista, può sembrare strano che sinora la politica non abbia ancora presentato una soluzione adeguata, tuttavia non ne sono sorpreso.

«La politica pensionistica ha una portata intergenerazionale, ma viene considerata oggetto di intrallazzi politici in seno alle generazioni attuali. »

Per quale motivo la politica fallisce su questi temi importanti?

In questi casi, gli economisti parlano di incoerenza temporale: la politica pensionistica ha una portata intergenerazionale, ma viene considerata oggetto di intrallazzi politici in seno alle generazioni attuali. Solo le generazioni odierne siedono al tavolo delle decisioni: soluzioni sostenibili ed equilibrate a livello intergenerazionale sono pertanto estremamente difficili nel quadro delle attività politiche attuali. Si preferisce piuttosto rinviare il finanziamento delle assicurazioni sociali, gravando così sulle spalle dei futuri contribuenti e di chi paga i contributi.

Questo perché ognuno persegue solo i propri interessi?

Certamente, è un aspetto della problematica. L'altro aspetto è la guerra di logoramento legata alla previdenza per la vecchiaia. È evidente soprattutto nel caso dell'AVS, contraddistinta, tra l'altro, da un forte effetto di ridistribuzione. Ci sono persone che nel sistema versano più di quanto alla fine riescono a beneficiare, e viceversa. Ogni volta che si discute di riforme dell'AVS, entrambe le parti sperano ovviamente che in futuro la controparte si assuma una parte maggiore dell’onere. Con quest’impostazione, aspetteremo a lungo una riforma di successo: dobbiamo essere tutti disposti a contribuire in qualche modo alla soluzione futura.

L'aumento dell'età pensionabile per donne e uomini è inevitabile?

Quando la società dichiara intoccabile l'età pensionabile di 64 / 65 anni, naturalmente è possibile in linea di principio, ma a mio parere non è una mossa sensata. Una decisione del genere sarebbe attuabile esclusivamente con oneri finanziari supplementari - questo è l'unico modo per compensare gli sviluppi demografici. Ritengono tuttavia che l’obiettivo dovrebbe convergere su una simmetria di intenti; ovvero, dobbiamo apportare alcuni aggiustamenti, sia a livello di prestazioni che in termini di finanziamento. Per tornare alla sua domanda: considerato l'attuale andamento demografico, è necessario anche innalzare l'età di pensionamento.

Il mercato del lavoro sarebbe pronto a una simile misura?

Ne sono assolutamente certo; i lavoratori in età avanzata sono ottimamente integrati nel mercato del lavoro. Da anni, i lavoratori in età avanzata partecipano in misura sempre maggiore al mercato del lavoro e sul raffronto internazionale la loro quota è molto elevata. L’andamento demografico nei prossimi anni dovrebbe tradursi in una notevole carenza di manodopera, fatto che dovrebbe ulteriormente incentivare la domanda di lavoratori in età avanzata.

Vogliamo davvero protrarre l'attività lavorativa finché saremo troppo vecchi e deboli per goderci la pensione?

Questa preoccupazione è comprensibile, ma infondata: grazie al crescente benessere e al progresso nel settore medico, l'aspettativa di vita in Svizzera è notevolmente aumentata nel corso del 20° secolo. Le persone non solo vivono sempre di più, ma si mantengono in buona salute più a lungo. I 65 anni non rappresentano più la soglia di età dalla quale i problemi di salute aumenterebbero notevolmente.

«Sono molti i punti a favore del pensionamento flessibile.»

Il «Monitor sicurezza ASA» afferma che circa il 53 percento della popolazione attiva professionalmente è incentivata a lavorare più a lungo se vi è la possibilità di ridurre gradualmente il grado di occupazione. È una prospettiva realistica?

Sono molti i punti a favore del pensionamento flessibile; probabilmente sarà sufficiente adattare i profili sul mercato del lavoro.

Che cosa intende dire?

Mentre le prestazioni fisiche e cognitive raggiungono l’apice in età relativamente giovane, fattori come la conoscenza determinata dall’esperienza, le capacità di conduzione e di valutazione aumentano nel corso della vita. In altri termini: gli individui più giovani sono veloci, flessibili e aggiornati sui metodi, ma i collaboratori in età più avanzata vantano un bagaglio di esperienze di vita più ampio. Anche in questo caso vale la regola: se l’obiettivo è far sì che il lavoro a tempo parziale mantenga la propria attrattiva anche oltre l'età di pensionamento ordinaria, è necessario prevedere incentivi adeguati in tal senso.

Secondo il «Monitor sicurezza ASA», il 38% della popolazione desidera dare la precedenza al sistema di capitalizzazione nella previdenza per la vecchiaia, mentre il 26% preferisce il sistema di ripartizione dell'AVS. Entrambi i sistemi sono ancora giustificati?

Entrambi i sistemi presentano vantaggi e svantaggi: se si procede a una netta separazione di questi sistemi, le loro specifiche peculiarità risultano chiaramente definite e bilanciate. D'altro canto, mi sento di sconsigliare un loro eventuale abbinamento: se, ad esempio, si inizia a integrare il meccanismo di distribuzione all'interno del sistema di capitalizzazione, il risultato sarà una mancanza di trasparenza. Queste dinamiche sono difficili da controllare anche sotto il profilo politico e sono fonte di delusioni.

In teoria, molti specialisti sembrano concordi sulle misure da adottare per risanare la previdenza per la vecchiaia. Tuttavia, nella realtà politica molti tentativi sono falliti a causa delle fratture politiche e sociali. Quasi ogni passo nella giusta direzione richiede un «regalo» a favore della controparte. In un contesto simile è ancora possibile salvare la previdenza per la vecchiaia?

Si tratta di un problema in Svizzera: oggi è praticamente impossibile portare avanti una questione politica senza una concessione in contropartita. In una certa misura è normale, ma diventa un problema quando si abbinano questioni completamente diverse fra loro. Queste operazioni in contropartita hanno un effetto pregiudizievole, perché in futuro nessuno sarà disposto a sostenere una decisione senza un incentivo. La conseguenza è un possibile caos politico che, ormai privo di qualsiasi serietà, blocca i meccanismi della politica a lungo termine.

Ritratto

Christoph Schaltegger è professore ordinario di economia politica e decano della facoltà di scienze economiche presso dell'Università di Lucerna. Inoltre, insegna anche all'Università di San Gallo in materia di finanza pubblica. Nella classifica NZZ di quest'anno, Schaltegger si situa al terzo posto tra gli economisti più influenti della Svizzera. È uno dei pochi professori di economia che si esprime regolarmente su questioni politiche concrete.

L’evoluzione della previdenza per la vecchiaia in Svizzera

Situazione attuale:

Il Consiglio federale ha deciso la riforma della previdenza per la vecchiaia con due riforme separate.

  1. AVS: Il 28 agosto 2019 il Consiglio federale ha approvato il messaggio sulla riforma dell’AVS («AVS 21»). Il suo scopo è quello di stabilizzare a medio termine la previdenza per l’AVS dal profilo finanziario e mantenere il livello delle rendite. Prevede, tra l’altro, la stessa età di pensionamento a 65 anni per uomini e donne e l'aumento dell’imposta sul valore aggiunto dal 2022. Il progetto di legge è attualmente in discussione in Parlamento.
  2. Previdenza professionale (LPP): Tra aprile 2018 e giugno 2019, si è svolto il dialogo tra partner sociali sulla riforma del secondo pilastro, segnatamente tra l'Unione Svizzera degli Imprenditori (USI), l’Unione svizzera delle arti e dei mestieri (USAM), l’Unione sindacale svizzera (USS) e Travail.Suisse. Il 2 luglio 2019 l’USI, l’USS e Travail.Suisse (esclusa l’USAM) hanno proposto una riduzione in un'unica fase dell'aliquota di conversione LPP al 6,0% e l'introduzione di un supplemento di rendita per compensare la riduzione dell'aliquota di conversione per la generazione in transizione. Il Consiglio federale ha condotto il processo di consultazione sulla base di questa proposta. A causa della crisi legata al coronavirus, il periodo di consultazione è stato prolungato fino al 29 maggio 2020. Attualmente è atteso il relativo messaggio del Consiglio federale.
     

Evoluzione:
2019: Approvazione della legge federale sulla riforma fiscale e il finanziamento dell'AVS in occasione della votazione popolare («AVS RFFA»)
2018: Bocciatura della «Previdenza per la vecchiaia 2020» da parte del popolo
2010: Rifiuto della riduzione dell’aliquota di conversione minima LPP
2010: Bocciatura dell'11a revisione dell'AVS (secondo tentativo) in Parlamento
2005: Innalzamento dell'età di pensionamento per le donne a 64 anni
2004: Bocciatura dell'11a revisione dell'AVS (primo tentativo) da parte del popolo
2001: Innalzamento dell'età di pensionamento per le donne a 63 anni
1999: Aumento dell'uno percento dell'IVA per l'AVS
1993: Base costituzionale per l’aumento dell'uno percento dell'IVA per l’AVS
1985: Entrata in vigore del regime obbligatorio della previdenza professionale (LPP)
1972: Iscrizione del sistema dei tre pilastri nella Costituzione federale
1948: Entrata in vigore Legge federale sull'AVS