La ri­for­ma «pre­vi­den­za per la vec­chia­ia 2020» non de­ve fal­li­re

Comunicato stampaArchivio22 Novembre 2017

Nel trattamento della riforma «previdenza per la vecchiaia 2020» il Consiglio nazionale ha ampiamente seguito le proposte della sua Commissione incaricata dell'esame preliminare. Ha quindi da un lato confermato importanti decisioni del Consiglio degli Stati e dall'altro ha però creato anche diverse differenze. È ora decisivo che l'eliminazione delle divergenze porti a un pacchetto complessivo in grado di raggiungere la maggioranza.

Zurigo, 29 settembre 2016 – Lo sviluppo demografico e la situazione dei mercati finanziari mettono la previdenza per la vecchiaia dinnanzi a grandi sfide. La necessità della riforma è perciò indiscussa. La stabilizzazione del primo e del secondo pilastro della previdenza per la vecchiaia è necessaria e urgente. L'obiettivo deve essere la garanzia delle rendite mantenendo l'attuale livello di prestazioni. L' ASA ha sempre sostenuto la riforma della previdenza per la vecchiaia.

Al fine di garantire le rendite, il Consiglio nazionale ha deciso di innalzare l'età pensionabile delle donne a 65 anni, di aumentare l'imposta sul valore aggiunto a favore del primo pilastro e di diminuire il tasso di conversione nel secondo pilastro. Queste decisioni, tranne l'ammontare dell'aumento dell'IVA, corrispondono a quelle prese dal Consiglio degli Stati.

Per poter mantenere il livello di prestazioni della previdenza professionale, il Consiglio nazionale ha deciso di adeguare gli accrediti di vecchiaia nel secondo pilastro e di aumentare il salario assicurato. Ha così optato per una soluzione diversa dal Consiglio degli Stati, che ha proposto un aumento delle rendite AVS per i nuovi pensionati di 70 franchi al mese. L'ASA si è sempre espressa a favore della compensazione della diminuzione del tasso di conversione all'interno del secondo pilastro.

Nessun aumento della quota minima

L'ASA prende atto con sollievo che sia il Consiglio degli Stati, sia il Consiglio nazionale hanno rifiutato l'aumento della quota minima nell'assicurazione vita collettiva. Un aumento della quota minima non contribuirebbe a raggiungere gli obiettivi della riforma. Metterebbe invece in pericolo le soluzioni di garanzia degli assicuratori vita e quindi la libertà di scelta, nonché la sicurezza delle rendite per le PMI e i loro collaboratori. Sarebbe inoltre contrario agli interessi delle PMI, degli assicurati e dell'economia svizzera.

Gli assicuratori vita affiliati all'Associazione Svizzera d'Assicurazioni ASA sono partner affidabili che offrono l'assicurazione completa a oltre 160'000 aziende con oltre un milione di collaboratori, nonché l'assicurazione rischi a oltre 50'000 aziende con circa 600'000 collaboratori. Soprattutto le piccole e medie imprese (PMI) dipendono spesso dalle garanzie degli assicuratori, visto che non possono o non vogliono assumersi personalmente i rischi della previdenza professionale.